RETESPORT - Francisco Costinha, ex centrocampista brasiliano e colonna portante del Porto di Josè Mourinho, è intervenuto ai microfoni dell'emittene radiofonica, nel corso della trasmissione "1927, On Air"
Hai vinto tutto con Mourinho al Porto, ci descrivi il tecnico giallorosso nel suo modus operandi durante la settimana?
“Arrivò in un periodo molto difficile al Porto, che non vinceva da tre anni, cambiammo tre allenatori in una stagione. La prima volta che parlò con noi ci disse che era lì per vincere il campionato e altri titoli. Non gli interessavano i nomi dei giocatori, ma solo coloro che avevano la mentalità giusta per arrivare a vincere. Ci conquistò con dei metodi d’allenamento molto accattivanti, durante la settimana ti dava fiducia, ti faceva credere che quello era il modo giusto per andare avanti. Per tirare fuori il meglio dai calciatori provava strade diverse, c’è chi deve essere coccolato o chi invece essere criticato. Non c’era un calciatore che gli voleva male, anche chi non giocava. Quando ero all’Atalanta mi cercò per sostituire Dacourt e mi chiamò dicendomi che aveva detto la stessa cosa al francese, è uno che parla sempre in faccia ai suoi giocatori”
Quanto ti ha aiutato e migliorato come calciatore Mourinho? Hai preso qualcosa da lui come allenatore?
“E’ il mio modello ovviamente, rispetto ai tempi del Porto oggi è cambiato, ma è normale, anche il calcio è cambiato. Oggi Mourinho è cambiato rispetto a 20 anni fa. Nell’Inter ha vinto perchè aveva giocatori di altissimo spessore tecnico ma anche caratteriale, così al Chelsea o a Madrid. Alla Roma non ha lo stesso profilo di giocatori. Come calciatore mi ha migliorato tantissimo, mi ha fatto vedere che è molto importante giocare con la palla, perchè spesso ci sono giocatori che la gettano via, invece lui teneva molto al concetto del possesso e alla qualità del palleggio, oltre alla capacità di leggere il gioco. Noi al Porto non eravamo delle stelle, forse a parte Deco, ma ci ha trasmesso una mentalità straordinaria, avevamo fame, era difficile batterci”
Mourinho sta trovando delle difficoltà qui a Roma, dove forse come al Porto sarà chiamato a rivoluzionare la squadra?
“Penso di sì, è un grandissimo allenatore, ha fatto benissimo in altri club in tutto il mondo, vuole vincere, chi lo ascolta deve capire la sua motivazione. Era abituato a lavorare con una generazione di calciatori differente da quella attuale, oggi i calciatori sono cambiati, ci sono i social, ci sono più distrazioni in generale. Oggi è tutto più difficile anche per lui, penso però che possa migliorare. Ho visto tante partite della Roma, ho visto tantissimi errori individuali e su questi l’allenatore può fare poco, può certamente incidere di più sulle questioni tattiche. La Roma deve migliorare sulla mentalità, sulla concentrazione, ma deve anche alzare la qualità dei giocatori”
Qualcuno sostiene a Roma che Mourinho non sappia addestrare o non prepari tatticamente le sue squadre?
“Quando era al Porto, ogni martedì noi giocatori ricevevamo dei fogli su cui ci trascriveva elementi di ogni genere per comprendere meglio i nostri prossimi avversari. E’ ovvio che prepari le partite tatticamente, altrimenti non sarebbe diventato un allenatore vincente. Studiava e studia ancora ogni singolo aspetto degli avversari, strategie e tutto ciò che ritiene necessario per vincere”
Che tipo di calcio Mourinho predilige? Che tipo di identità?
“E’ cambiato, ovviamente a Madrid devi attaccare, perchè la tradizione è quella e perchè magari hai grandissimi calciatori, forse alla Roma deve aspettare un po’ di più e ripartire. Non so di preciso che tipo di atteggiamento tattico vuole impostare a Roma perchè non sono con lui, ma in generale dipende tutto dalle qualità dei giocatori che ha a disposizione”
Qual è la prima qualità che pretende dai suoi giocatori?
“Vuole gente che si allena al 100% e che giochi come si allena. Professionalità assoluta, intensità e mentalità rivolta sempre al miglioramento”