Nainggolan: "Oggi la mia Roma vincerebbe cinque scudetti. Totti e De Rossi i primi ad accogliermi. Koné è forte ma non segna e non fa assist..." (VIDEO)

10/09/2025 alle 21:54.
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FANTALAB - Radja Nainggolan, ex giocatore della Roma e dell'Inter tra le altre squadre, è stato ospite del podcast di Luca Toni. Ecco le parole del centrocampista belga, da Koné a Totti e De Rossi:

Sul suo centrocampo ideale: "Io scelgo il centrocampo in cui ho giocato, io, De Rossi e Pjanic. Mire come mezz'ala era devastante, eravamo un mix perfetto. De Rossi era tattico e chiudeva i buchi, io facevo box to box e Pjanic aveva l'ultima giocata. C'erano pochi reparti di centrocampo dei quali non ci sentivamo superiori".

Sull'accoglienza: "Quando arrivi pensi a Totti e De Rossi, due icone della città, questi se la tirano, faccio fatica a inserirmi...invece tutto il contrarioTotti e De Rossi erano i primi ad accoglierti, mi accolsero subito bene a Roma mettendomi a mio agio, idem Florenzi che era molto giovane. Sarei rimasto a vita in giallorosso, amavo la mentalità dei tifosi. Roma è una bella città, lì mi sono anche calmato fuori dal campo (ride, ndr). Avevamo una squadra fortissima, davanti c'erano Destro e Totti. Però eravamo più forti dietro, con Castan e Benatia non li potevi mai saltare. Poi sono arrivati altri giocatori incredibili come Salah, Rüdiger e Pjanic, che hanno avuto una carriera pazzesca. Tanti giocatori forti. Come fai a non vincere con questa squadra? Me lo chiedevo, ma davanti avevamo una Juventus imbattibile, finché hanno tenuto il perno centrale dietro. Purtroppo ogni anno eravamo costretti a cedere un big, Salah, Rudiger, a me dovevi vendere, era impossibile rimanere così tanti anni alla Roma, c'era sempre questo giochino da fare. Se avessimo giocato oggi, avremmo vinto cinque scudetti. Avevamo Szczesny e Alisson in porta, erano uno più forte dell'altro, il primo era bravissimo con i piedi, mentre il brasiliano faceva cose incredibili anche in allenamento".

Su Totti e Spalletti e sull'addio del numero 10 - "L'ultima settimana di Totti? Era un periodo in cui non andavano bene le cose per lui, si parlava solo di Totti e Spalletti. Non è che hanno litigato, non c'era una lite. A dir la verità, oggi capisco il punto di vista di entrambi. Totti doveva giocare meno e lui non voleva accettarlo, poi ovviamente il modo in cui lo utilizzava era poco rispettoso per la sua storia, però quell'anno lì entrava 10' e faceva gol, faceva gol, tu pensi che è da 10 minuti. In quel momento era ideale per noi, ma per la sua carriera era irrispettoso, lo posso capire. Fuori dal campo Francesco era sempre sorridente, ha sempre una battuta, giocava a calcio perché si divertiva, il piede rimane quello. Noi quell'anno dovevamo pensare solo al bene della Roma, non ci schieravamo con nessuno, soprattutto De Rossi lo ha insegnato a tutti. A Roma ci sono tanti rumori fuori, tante radio che rompono sulla Roma, devi essere più forte di tutto, infatti facemmo il record di punti nella storia del club. Non si sentiva tanto la disputa, non ci dava fastidio. Vedevi la sofferenza di Francesco, ma Spalletti aveva ragione con i risultati. Ricordo ancora quando, alla vigilia di Atalanta-Roma, io e Pjanic giocammo a carte al computer in camera di Totti. Spalletti non voleva e ci aspettò sdraiato sul corridoio, davanti alla porta. Ci avvisò De Rossi. Il giorno dopo, partimmo tutti e tre dalla panchina".

Sull'addio - "Non avrei mai voluto lasciare la Roma, come detto. Monchi però voleva mandare via tutti i giocatori portati da Sabatini. Quando ero in vacanza, scoprii che aveva dato il mandato a un procuratore turco per vendermi a una big della Turchia. Così chiamai Monchi e gli dissi che sarei andato all'Inter, dove c'era Spalletti".

Sui momenti più belli - "La rimonta contro il Barcellona rimane incredibile, fu la partita più bella. Al contrario invece mi fa ancora male l'eliminazione in Coppa Italia contro lo Spezia e l'uscita dall'Europa League contro la Fiorentina. E ovviamente cito tutte le partite con la Juventus, sempre molto tirate".

Sul Derby: "È imparagonabile a quello di Milano. Stadio bellissimo, coreografie bellissime, ma il caldo che senti dai tifosi romanisti e laziali...a Roma tutti ne parlano, anche i tassisti. Non li vedrai mai insieme allo stadio, percepisci il calore della città in ogni momento. C'era sempre sfottò in città, se vai a Roma nord becchi più laziali".

Su alcuni singoli: "Dovbyk? Sopravvalutato. Koné? Giusto, né sopravvalutato né sottovalutato. Per me è forte ma non segna e non fa assist, è buono nel gioco, non perde palla. ma ce ne sono tanti così, che non arrivano a un livello alto. Come singolo lo metto tra i cinque più forti del campionato ma non è completo, ma lo toglierei perché non fa né gol né assist".