
RTÉ SPORT - Evan Ferguson, attaccante della Roma, ha rilasciato un'intervista al portale irlandese e tra i vari temi trattati si è soffermato sulla sua avventura nella Capitale. Ecco le sue dichiarazioni: "Il finale della passata stagione è stato difficile. Ci ho riflettuto e ho deciso che volevo andare via per provare qualcosa di nuovo, dato che ero in Inghilterra da quattro o cinque anni. Poi è arrivata la Roma ed è difficile dire di no a un club del genere. Sapevo che fosse un grande club, ma quando arrivi ti rendi davvero conto che è molto più grande di quanto pensi. I tifosi sono pazzi".
Che differenze ci sono tra Italia e Inghilterra?
"L'allenamento è molto diverso rispetto all'Inghilterra. Ti alleni di più ed è molto più intenso. In Italia i giorni di riposo sono molto rari, è quasi una festa quando hai un giorno libero. Inoltre si dorme sempre fuori, sia quando si gioca in casa sia in trasferta. Anche il gioco è diverso perché è molto più tattico. Si gioca quasi sempre uomo a uomo ogni settimana affronti squadre che hanno sistemi diversi. In Inghilterra le squadre vanno semplicemente avanti e indietro, avanti e indietro... Si tratta di un bel cambiamento. La maggior parte dei miei compagni di squadra parla inglese. Inoltre il cibo italiano è molto meglio".
Anche McTominay ha lasciato l'Inghilterra: dire addio alla Premier League può fare bene?
"Non so, forse è lo stile di vita. In Inghilterra, quando una cosa va male, è sulla bocca di tutti...".
Il percorso verso il Mondiale del 2026 si sta complicando per la tua Irlanda dopo la sconfitta contro l'Armenia...
"Ovviamente sappiamo di non aver fatto abbastanza. Abbiamo letto i commenti di tutti, ci siamo riuniti e abbiamo discusso su ciò che dobbiamo fare e su ciò che non dobbiamo ripetere. Apprezziamo quando i tifosi vengono a sostenerci, soprattutto quando stanno perdendo un po' di speranza e un po' di fiducia in noi. Non giochiamo per l'Irlanda per perdere le partite, vogliamo sempre vincere e fare del nostro meglio. Quando sono arrivato in ritiro per la prima volta c'erano molti giocatori che avevano partecipato alle competizioni precedenti e quando ne parlano ti viene voglia di provare le stesse emozioni e vivere le stesse esperienze che hanno vissuto loro. Dicono che non c'è niente di meglio, quindi penso che questo sia l'obiettivo principale".
La Brexit penalizza i giovani giocatori irlandesi?
"Difficile. Tutti i giocatori irlandesi vorrebbero andare il più velocemente possibile in Premier League. Prendiamo il mio esempio: se mi fossi trasferito a 18 anni, avrei perso la metà delle cose che gli altri hanno già fatto. In questa situazione non puoi fare molto, devi solo lavorare finché non ti si presenta un'opportunità".