GIUSEPPE GIANNINI: capitano dal 1986 al 1996

19/06/2009 alle 15:09.

LAROMA24.IT - Giuseppe Giannini o più semplicemente il “Principe”. Mai soprannome fu più azzeccato. Aristocratico nelle movenze in campo, tecnica indiscutibile, disinvoltura nella corsa, un mix di classe e portamento.Peppe Giannini nasce a Roma il 20 agosto 1964 nel quartiere africano. I primi calci al pallone avvengono nella parrocchia di San Giuseppe a Frattocchie, poi il passaggio all’Almas Roma, club di Via Demetriade. Nel 1980, ad appena 15 anni, il presidente Dino Viola e Giorgio Perinetti, responsabile del settore giovanile, lo strappano alla concorrenza del Milan per 40 milioni di lire. Per l’esordio in Serie A bisogna attendere due anni.

Tante gioie ma anche dolori durante la sua militanza a Roma. La finale di Uefa persa contro l’Inter, il rigore decisivo sbagliato nel derby del 6 marzo 1994, le tensioni con mister Bianchi e la rottura con Franco Sensi. Il Principe nel 1996 lascia con dolore la Capitale. Si trasferisce all’estero, allo Sturm Graz dove vince la Coppa e la Supercoppa d'Austria. Poi il ritorno in Italia. una brevissima comparsa al , chiamato da Mazzone e due stagioni a Lecce. Retrocede e l’anno seguente riporta i salentini in serie A. Il suo bilancio è di 437 gare ufficiali con la maglia giallorossa e 75 gol all’attivo. In campionato sono 318 le presenze con 49 gol realizzati. L’ultima partita nella vittoria per 4 a 1 a Firenze nel maggio del 1996, autore di tutti e quattro gli assist.

La sua esperienza in nazionale è legata al nome di Azeglio Vicini che l’ha sempre considerato fondamentale fin dai tempi dell'under 21. Con gli azzurri 47 presenze e 6 gol. Tra le grandi competizioni prende parte agli europei tedeschi del 1988 e le notti magiche di Italia '90. Segna il gol vittoria nel suo ‘Olimpico’ contro gli Stati Uniti. L’Italia arriva terza, sconfitta ai rigori in semifinale dall’Argentina. Il 17 maggio 2000 l’addio al calcio. Un’esibizione amara, rovinata dall’invasione di 3000 tifosi che si sfogano per lo scudetto appena vinto dalla Lazio. Inizia poi la carriera di allenatore. In serie C con Foggia, Sambenedettese e Massese e in Romania alla guida dell'Argest Pitesti. Esperienze non positive, tra esoneri e dimissioni. La svolta nella stagione 2008-09 in cui riesce a portare il Gallipoli ad una storica promozione in serie B.

Rimangono indelebili nel cuore dei tifosi alcune istantanee. Come il match di ritorno della finale di coppa Italia col Torino. I tre rigori a segno nell’inutile 5 a 2 sui granata e il palo colto a pochi secondi dalla fine. Il gol-salvezza a Foggia e le lacrime di gioia. L’esultanza sotto la curva in un Roma-Slavia Praga, ritorno dei quarti di coppa Uefa nell’ultima stagione del Principe nella Capitale.

Rimane il ricordo di un che ha rinunciato a molto per rivendicare la sua appartenenza e che ha difeso con orgoglio i propri colori. Una bandiera. Elegante e lottatore. Principe e popolano.


 

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