La pausa per le Nazionali l'hanno inventata le femmine che vogliono andare e/o tornare a visitare Calcata. E basta.
Bella e suggestiva Calcata, per caritá, ma anche du' cojoni. Pure se non ci sono mai stato, io lo so. E voi, voi lo sapete meglio di me. Calcata è il refugium peccatorum per i calciofili impenitenti piagati dall'astinenza.
Calcata è per tutte le stagioni: il mare regge sì e no entro la prossima inutile sosta dell'11 ottobre; la montagna è per pochi e ti costringe a sciare per non morire d'inedia. Calcata no, lì puoi andare sempre. Calcata ti aspetta dal sabato mattina. Calcata è intramontabile: Calcata è stata fondata durante una pausa dei campionati. E basta. Mi pare ormai evidente che, quando si giocano le partite, Calcata non esiste. La richiudono a libretto e la ripiegano, pronta per il mese appresso.
Li mortacci tua a Calcata.
Quando manca la Roma, manca il campionato. E manca chiaramente tutto. Nun ce só regazzini nun ce só cani che tengano. I week end in ipossia da pallone che più li riempi di cose e più ti sembrano vuoti si spiegano così. Con Calcata. E con la privazione, che fa rima con mutilazione. Il concetto di tempo viene ridotto in poltiglia, scaraventato in un flusso canalizzatore che scandisce le tue ore a venire, partendo dal Triassico Inferiore. Succede così che ci si trovi ad esultare smodatamente quando vieni messo al corrente che a Frosinone giocherai di sabato. Un giorno prima del previsto. L'attesa che si accorcia. La Noia che soccombe. Semo carichi, se riparte. 11 ottobre non ti temo.
La sosta di settembre è la più infame. È la più subdola, la più infida. Lei. Da sempre. Hai sempre poco calcio negli occhi, poco da commentare e troppo da immaginare. Prima arrivava dopo la prima, ora dopo due. La concessione c'hanno fatto. Quella sosta dovrebbe avere le proprietá benifiche e salvifiche di una solfatara, ma le somiglia solo per il gran tanfo di zolfo che ti lascia addosso.
La pausa è zolfo. Ecco che d'è.
Sará che la Roma c'ha sempre litigato con le pause. Quando c'è da recuperare tre calciatori, ne ha persi altri sei, quando vinci magari con la Juventus, quando vinci e prendi slancio, sei costretto a spegnere il motore. Disperdi e ti distrai. Grazie a quella di Natale, di sosta, avrá perso a occhio e croce una mezza dozzina di scudetti. Ancora la fanno. Ancora. Io giocherei da solo pur di non leggere: "Ripresa a Trigoria fissata per mercoledì". Oppure: "Ranghi ridottissimi, sedute di lavoro per pochi intimi". Le imperdibili sfide con maltesi e bulgari. A parte che pure contro Germania e Spagna, sarebbe cambiato zero. Null. Niente.
Ce poi rimette l'orologio, è cosí e non puoi farci granchè. Quattro su cinque portano male. Le poche certezze della vita. È come il Toblerone: sai che lo possono vendere solo all'autogrill e se te lo ritrovi su qualche differente mensola ti prende un colpo. E nemmeno ti abitueresti mai all'idea.
Mi chiedo solo come abbiamo fatto anche quest'anno dal 31 maggio alla terza di agosto. Tra giavellotti e racchettine, rombi di motori e strambate. Mi chiedo come abbia fatto a non possederci lo scorbuto, a non attingerci la pellagra. Come. Senza il pallone. Come. E pure come sia stato possibile non avere mai avuto prima Edin Dzeko.
Chissá come passerá la domenica, Edin.
"Secondo me va a letto presto, perché è un professionista". Che dio te benedica come ti dona 'sto punto de porpora.
Chissá se Dzeko c'è mai stato.
A Calcata.
Dario Bersani @DarioBersani