Non c'è vittoria che prescinda dalla chimica di gruppo. Non esiste successo, se prevalgono gli interessi particolari e gli individualismi.
Tutta una letteratura sportiva, un florilegio di volumi, ad illustrare dinamiche di spogliatoio e teorie applicate. "Team building" è il claim teorico. E poi c'è la pratica. Si puó essere squadra senza essere gruppo, ma spesso è solo il Gruppo che ti rende Squadra.
E la Roma sembra un gruppo vero. Sembra, dall'esterno, perché come in ogni ambiente lavorativo esisteranno antipatie ed amicizie, malintesi e rapporti convenzionali. Sopportazioni, persino. Se vai d'accordo in campo, non è necessario frequentarsi fuori.
I calciatori che si aiutano in partita sono Segnali. Anche nel derby. Forti, precisi. Se basteranno i segnali per sopravanzare le altre pretendenti al titolo lo dirá il campo e lo dirá il tempo. Ma per chi osserva la Roma senza limitarsi a guardarla, questi Segnali hanno le definite sembianze della premonizione. Tutti insieme, nella stessa direzione.
Segnali tipo Iturbe che cambia traiettoria durante il riscaldamento per andare ad incoraggiare Salah, adagiato in lacrime sulla barella mobile. Quel Salah che gli ha di fatto tolto il posto in squadra.
Segnali come Szczesny (ahó, io non è che ogni volta se po' andà su Google a ricontrollà se è scritto bene così, peró) che a fine partita solleva al cielo e festeggia con Garcia. Quel Garcia che aveva detto a tutti che il tiro di Medel era telefonato.
Segnali con Vainqueur, protagonista inatteso del derby. Quel Vainqueur che vede la squadra arretrare e s'immola crollando addosso agli avversari per impedir loro di avanzare.
Segnali da Edin Dzeko, autore della coattata che ha mandato in visibilio la Tevere. Quel centravanti che decide e comunica che la rimessa laterale la si batte dove dice lui.
E basta.
E segnali poi di Tonino Rüdiger, che si carica stile Nba con Manolas e che difende Florenzi dalle insolenze di Radu. Quel Radu preso per il naso da De Rossi in un derby di qualche anno fa portandolo in giro con due dita, come un giacchetto a primavera.
Quel De Rossi.
Questo De Rossi.
Dario Bersani @DarioBersani