Farlo non è mai semplice. C'è chi ci prova senza riuscire e chi, come Artur Fonzarelli, compiva sforzi disumani quanto vani. Sudando, persino. Henry Winkler vestiva i panni di Fonzie in Happy Days e non poteva andare oltre l' "Ho s...Ho sb...Ho sba...". Niente, non riusciva a dire "Ho sbagliato". Perchè si sentiva sminuito nel suo poco spontaneo machismo: la fama che lo precedeva era a forte rischio scalfittura. Ma almeno doveva render conto solo a se stesso e al suo smisurato ego. Non ad un popolo deluso. Tradito. "Gli uomini veri non chiedono scusa", ha detto Antonio Cassano, volendo a tutti i costi dimostrare come il tempo trascorra spesso in modo inversamente proporzionale alla maturità raggiunta. Citazioni terra terra per dire che nel calcio sanno chiedere scusa in pochi, appunto, e quasi mai - a mettersi in discussione - sono i diretti protagonisti. Quando lo fanno, tendono ad arrivare fino ad un certo punto. C'è sempre un "peró". Io chiedo scusa, "ma". Io mi batto il petto, "se".
Scuse a metà. Perchè dipende sì direttamente da loro, ma non così da loro. E sicuramente non solo da loro. Senza se e senza ma - vivaddio - stavolta ha chiesto scusa Mauro Baldissoni. Lo ha fatto oggi, parlando alla radio ufficiale del club Il direttore generale giallorosso: "La partita di Barcellona può essere definita solo imbarazzante e ce ne dispiace. Posso chiedere scusa ai tifosi della Roma, a tutti, soprattutto a chi ha viaggiato ed era presente allo stadio. Ci hanno dato una dimostrazione importante. Al "Camp Nou" hanno tenuto loro alta la bandiera della Roma perché la squadra non ci è riuscita". Perchè? Obiezioni, Vostro Onore. Baldissoni è avvocato: ne avrà fatte molte anche lui: "Lo fa lui che non ha giocato la partita". "Lo fa a scoppio ritardato". "Lo fa perché doveva farlo". "Lo fa ma non serve a niente". "Lo fa perchè devono riavvicinare la curva dissidente". "Lo fa perchè non se ne poteva fare a meno". "Lo fa, ma sempre i sei gol restano". "Lo fa perchè non lo ha fatto nessuno". Tutte considerazioni più o meno condivisibili. Più o meno in contraddizione. Più o meno sane. Ma non giova forse sostenere l'unica cosa spontanea, priva di sovrastrutture? "Almeno lo ha fatto. Baldissoni ha chiesto scusa. La Roma ha chiesto scusa".
La parte per il tutto: Baldissoni la sineddoche. Cose semplici e non figure retoriche. Perchè le cose semplici troppo spesso ci sfuggono. Nessuno chiese scusa dopo una partita di maggio. Mi pare fosse maggio, ma comincio ad avere ricordi sfocati. E a vivere meglio. C'era chi aveva paura di passare per ruffiano e chi aveva il jet privato rullante sulla pista. Chi pensava che a farlo dovesse essere un altro al suo posto e chi non lo riteneva opportuno. Risultato? Per evitare qualcosa, si evitò di dire l'unica cosa che andava detta. "Non abbiamo messo nulla in campo. Scusate, ci dispiace". Volendo, andare a nascondersi in un letto di contrizione. Senza compiacere nessuno. Si può chiedere scusa senza autoumiliarsi togliendosi le maglie e affrontando la gogna dei tifosi che ti sputano addosso insultando i figli minacciando di venirti sotto casa. Si puó chieder scusa anche solo chiedendo scusa. Anche perchè c'è silenzio e silenzio. Quella sera fu assordante. E colpevole.
Giornalisticamente (è probabile) in queste ore avrà più rilevanza la frase pronunciata da Baldissoni su Garcia: "Ogni partita non può cambiare un giudizio su un allenatore o un giocatore. Alla lunga ognuno sarà responsabile dei risultati che porterà". Sibillinamente voluto. Volutamente sibillino. La Roma è attrezzata per vincere e deve lottare fino all'ultimo per primeggiare. Ma questa è giá un'interpretazione.
I fatti sono le scuse. E a Mauro Baldissoni è spettato l'ingrato compito di non confluire nel groviglio melmoso della banalità. Le scuse sincere non sono mai banali. Questo il suo merito. Onore al merito.
Dario Bersani
@DarioBersani