"Venne preceduto dalla sua fama di chitarrista, ma di lui apprezzammo più il violino".
Va via il mister del record della nostra Storia in Serie A. Ottantacinque punti in ottantotto anni la Roma non li ha mai fatti. E sará complicato pure avvicinarsi, se è per questo. Saluta con un mese di ritardo, o forse sette. Non esistono martiri a 2 milioni e mezzo l'anno: Rudi Garcia non era più in grado di tenere la barra dritta e - quando il rapporto divenne compromesso - lasció queste macchie di consunzione.
Garcia si è esaltato e si è depresso, esattamente come noi. Questo il suo vulnus. Venire da Nemours ma non essere così diverso da noi forse non è stata una grande idea. È passato dai proclami al basso profilo: nè coerenza nè sangue freddo. Ci siamo amati, idealizzati. Poi annusati e sopportati. Il tarlo del dubbio che scava e il surreale distacco, l'ineluttabilitá del distacco.
Ha dissimulato freddezza quando era giá in avanzato stato di autocombustione, improvvisando recite poco gradite anche agli impresari, gli stessi che si apprestano ad accogliere il quinto allenatore in altrettanti anni di gestione societaria come se niente fosse. Il fallimento del progetto è certificato dalla loro attuale presenza a Trigoria, non dall'esonero ultimo. Sono coloro che minacciano le proprie dimissioni senza mai consegnarle, auspicando peró che a farlo sul serio fosse in questo caso Garcia.
Qualcuno da qualche parte avrà lasciato soldi in quantità superiore, un passo indietro. Poteva farlo anche lui, forse. Ma coi soldi degli altri, di solito, noi siamo sempre più disinvolti. Ha detto: "fino alla morte". Non si è arreso all'evidenza dei fatti. E i fatti hanno arreso lui. Questo perché il bluff non è il suo mestiere: la buona educazione di Garcia è stata inversamente proporzionale alle sue conoscenze tattiche. E l'Ufficio Complicazione Cose Semplici ha deciso per il cambio, con un appena un girone di ritardo.
Se tutte le strade portano a Roma, è attraverso le stesse che da Roma ci si allontana. Anche lui più emaciato e smunto. Arrivó Jean Paul Belmondo e lo rimandiamo a casa Renato Rascel. Tutti li distruggemo, quanto semo storti. Quanto.
Anche con lui abbiamo sognato l'Etá dell'Oro per poi ritrovarci armati di clava nella spelonca. Chissá se un giorno rimpiangeremo anche il francese.
E se anche a lui penseremo per tuffarci nel futuro con il ricatto del passato che ci viene a cercare. Ha vinto quasi tutti i derby. Anche/Soprattutto/Solo per questo: "Je ne vais pas oublier".
Dario Bersani
@DarioBersani