Zuppo ma soddisfatto, ha guadagnato il cerchio di centrocampo del Braglia. Il centro della scena. È andato perchè c'era necessitá della sua virile presenza anche a fine partita, anche per suggerire l'ovvio. "Bisogna andare là sotto". Loro sono autosufficienti mai. E Spalletti lo sa. "Andate, non mordono mica" sembrava suggerire Luciano Spalletti a quei calciatori che facevano i vaghi: alcuni applaudivano dal parcheggio di Cantagallo, altri trotterellavano a centrocampo litigandosi quei pochi avversari del Carpi rimasti da salutare, pur di non avvicinarsi troppo ai 2.000 romanisti del settore ospiti. Spalletti non rifugge le luci della ribalta, ma si sottrae soltanto quando sente le blandizie nei suoi confronti. Perchè ha conosciuto la cittá dei voltagabbana, perchè sa che i peana stesi oggi sono gli agguati tesi domani. In quella scena finale c'è molto della Roma di questo periodo.
Il primo mese di Lui è un mese di imbarazzanti umiliazioni inferte ai ruffiani, un duro colpo per le smodate ambizioni di chi pensa di rendere un buon servigio a Totti e alla Roma, chiedendo e titolando l'impossibile all'allenatore, ben sapendo di farlo.
Spalletti Secondo il gerovital degli ultratrentenni e il pediatra degli imberbi.
Spalletti Secondo sta facendo di tutto: l'allenatore e il direttore, il capitano e il mental coach. Telecomanda i singoli come Conte faceva coi suoi alla Juventus, ha capito che ha a disposizione molte strane piante grasse, bisognose di acqua tre volte al giorno. Sta provando ad irrigare la terra uno che la terra conosce e ama come pochi. Per ora con esiti apprezzabili. Riuscirà a reggere? Con il supporto dei risultati sicuro, per ora è praticamente percorso netto. Spalletti Secondo ha sbattuto la Roma al muro. "Chi gioca qui è fortunato".
Un complesso lavoro di conversione, il suo, che passa per il totale azzeramento degli alibi e la riattivazione dei circuiti mentali bruciati, quelli di un gruppo debilitato dalla propria inettitudine.
Chi ha incaricato Spalletti di recuperare il relitto Roma in acque profonde merita un sincero plauso. Chi ha tentato di far perdere altro tempo al presidente della Roma merita un differente incarico. Possibilmente altrove. Soprattutto gli alfieri di quel farisaico modo di agire che avrebbe ancora una volta indotto in errore Pallotta. La salvezza è sfoltire i ranghi, scegliere solo un braccio a disposizione della mente Spalletti, sollevando dai rispettivi incarichi chi ha pensato maldestramente di coprire e coprirsi con la foglia di fico dell'ambiente cinico e baro.
Ieri è stata giornata di emersione. È riaffiorata quella "bellissima statua sommersa" che era Edin Dzeko. Se anche il Bronzo di Sarajevo sará riabilitato, se Spalletti Secondo vincerà anche questa sfida, l'ultimo gradino del podio sarà appannaggio della Roma. Un traguardo non da festeggiare, ma indispensabile per riprendere l'arrampicata. Senza più equivoci.
Dario Bersani