LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Mentre Roma si interroga e si schiera, si indigna e indaga sul caso Zaniolo, speranzosa, qualora partisse, di vedere riempita da Ziyech la maglia dismessa, c'è una vicenda, non un caso, che soltanto per questioni di calendario ancora non ruba la scena, perché rispetto al caso Zaniolo potenzialmente è dieci volte più grande. Riguarda il futuro di José Mourinho.
Come dite? Ha un altro anno di contratto? Certo, come Zaniolo, ma con una differenza sostanziale. Mourinho non è Zaniolo. Non molla gli ormeggi all"improvviso facendo intendere di non starci coi sentimenti, non dà mandato per accasarsi altrove, non subisce influenze deleterie e, soprattutto, crede nella Roma. Quadretto idilliaco per proseguire il matrimonio?
Parliamone. Anche ora che la sua Roma ha innescato la marcia giusta. Perché lui è ancorato al presente ma punta sempre la prua verso il mare del futuro. I vincenti, allenatori e calciatori, non amano lessarsi i polpastrelli a bagnomaria. Valutano le correnti, studiano la rotta. Se fiutano il mare in tempesta, cercano soluzioni. Possibilmente da condividere.
Abbiamo usato una parola chiave e una definizione di ruolo nelle ultime due settimane. La parola chiave è "garanzie". La definizione del ruolo è "coach manager". E ricordiamo come sulla parola garanzie ci siamo inizialmente incagliati sullo scoglio del calciomercato. Che garanzie può chiedere se la Roma fa i conti col fair play finanziario? Andiamo avanti, scrutiamo l'orizzonte, riprendiamo a navigare. Raggiungiamo il suo pensiero, il suo modo di pensare. E se le garanzie fossero legate a un maggiore potere operativo? Mica di quelli da scrivere in organigramma o sulla targhetta della porta dell'ufficio, tipo Chief Executive Manager Admin Gran Lup Mann e via dicendo. Il comandante non ha bisogno di presentazioni, non deve ostentare le cariche, semmai deve dare la carica, a modo suo, ai comparti dell'area tecnica.
Starete pensando: embè? Problema risolto, a La Spezia ha già parlato da coach manager. Da allenatore ha condotto la Roma alla vittoria che la riporta in zona Champions League. Da dirigente, a fine match, ha usato le parole che non ci aveva detto, e che ci si aspettava che ci dicesse, Tiago Pinto. È stato perfetto. Quindi? Avrà già trovato l'intesa col club per il nuovo incarico, rafforzato, no? No, per ora, manco per niente. Mica perché Friedkin gli ha detto no. Ma perché non gli ha detto proprio niente. E non ha dato alcun mandato a Tiago Pinto per discutere la questione.
Niente nuove, buone nuove? Nel calcio non funziona esattamente così. Non con un top manager, che sarebbe pronto a vagliare questa nuova opportunità, ad aspettare l'eventuale proposta. Ma non in eterno. Finora, dall'alto non arrivano segnali. Mourinho non si chiama fuori, sta mantenendo la barra dritta, non imbarca più acqua in campionato e in coppa Italia, è pronto il prossimo mese a lanciarsi in acque internazionali, e poi il futuro vada come vada, ma lui è pronto a restare.
Ora urge un incontro. Roma gli è entrata dentro. Ora bisogna mettere sul tavolo le garanzie. Che non significa un nuovo contratto da nababbo prolungato. Non sta lì come un avvoltoio pronto a banchettare. Il contratto sarebbe semmai la conseguenza del nuovo, rinnovato incarico. Perché conferirgli più potere per un solo anno, quello restante del primo e finora unico accordo, non avrebbe senso. Servono garanzie per la volontà di non restare soltanto per onor di firma. Servono garanzie per una crescita ulteriore della Roma. Squadra e società. Laddove la squadra non potrà fare balzi in avanti clamorosi a causa di un mercato che si è arenato a Nyon, Mourinho si mostra pronto a programmare in modo alternativo il futuro, anche ad assumersi ancora più responsabilità, e le dichiarazioni post gara contro Genoa, Fiorentina e Spezia hanno mostrato come ci riuscirebbe. Una specie di antipasto.
Ora però le portate principali deve servirle Dan Friedkin. Ma il menu tarda ad arrivare a tavola. Mourinho non è tipo che va a bussare col cappello in mano, semmai lancia messaggi chiari. Troppo spesso ci si interroga su cosa intenda dire e dove voglia arrivare. Chi lo conosce bene sa che poche persone sono chiare e dirette come lui. Non ha bisogno di girare attorno alle questioni. Va al dunque. Si lega a persone che facciano altrettanto. Pane al pane vino al vino è anche il credo di Friedkin. Che però stavolta è, per ora, uccel di bosco.
Le società super ambiziose programmano la stagione successiva da gennaio. Funziona così. E non dimenticano di produrre nel presente. Mourinho il presente lo sta gestendo egregiamente. Finora gennaio è stato un gioiellino, tra risultati positivi propri e disgrazie altrui. In campionato come in coppa Italia. Non è tipo che si distrae. Anche se piuttosto che di tre-cinque-due nei post gara ha parlato di Zaniolo e Candela, delle foto degli account del club e di Tiago Pinto. Perché le interviste e le conferenze dopo le partite con lui si trasformano in un rotocalco. Roma non era abituata a un allenatore così. Neanche ai tempi di Capello. I dettagli non sono optional. Ciò che ai più sembra un capriccio, per lui spesso è una colonna portante. Per i discreti e imperscrutabili Friedkin questo dall'esterno sembra essere il tempo delle diplomazie internazionali. I rapporti con l'Uefa, con gli emiri. Ok la passione per il Calcio e l'innamoramento per Roma e la Roma, but business is business. Convinti, (prendete questa considerazione con il beneficio del dubbio) che lo svolgimento del progetto tecnico possa viaggiare col pilota automatico. Ma il calcio è un animale strano. Spesso va di nuovo addomesticato. O semplicemente reindirizzato.
Con un top manager alla Mourinho, devi trovare il tempo per evitare che il tempo stesso si esaurisca. Bisogna accendere il faro, condurre la nave in porto. Porto. Non Portogallo. Il Portogallo è servito per capire che Friedkin non libererebbe mai a cuor leggero Mourinho. Stra felice di averlo alla Roma. Il porto sicuro e rassicurante è un incontro che a oggi tarda a essere organizzato. Mourinho attende e prende atto. Martellare è uno dei verbi che ama maggiormente coniugare. Forestiero atipico che ha legato con l'indolenza romana pur essendo la cosa più distante dall'indolenza stessa e dal classico "con calma, non c'è fretta". La sua indole farà ancora scopa con l'interventismo americano? Le parti si vogliono. Ma si deve accendere il faro.
In the box - @augustociardi75