LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Sono in molti a sognare una scena a cui praticamente non crede più nessuno e per cui non bisognerebbe manco scomodare l'apparecchio del presidente. Nella scena da sogno mostruosamente proibito c'è un uomo che fa partire una telefonata. "Pronto Trigoria? Sono Dan, bloccate tutto. Con gli Arabi me la vedo io, non vi preoccupate. Dybala non parte più. Ho già parlato col ragazzo, non è mai stato del tutto convinto, altrimenti ieri neanche sarebbe entrato, forse non sarebbe neanche partito per Cagliari con la squadra. Rassicurate De Rossi, completeremo la rosa. Non capisco un granché di calcio, ma ho maturato queste decisioni guardando la partita. C'è tanto da lavorare con Dybala, figuriamoci senza".
Cagliari-Roma è andata come si poteva immaginare alla vigilia. Una squadra che forse si salverà nelle ultime cinque giornate, con la classica foga di inizio campionato, contro un'aspirante grande che grande in Italia non è più da una vita. De Rossi ci prova, pregi e difetti, mica è Guardiola. È un giovane allenatore che ha già dimostrato di essere pronto, ma che da persona intelligente in conferenza stampa ha detto una cosa che gli esaltati della tattica visionari stanno provando inutilmente a confutare: "gli allenatori sono felici quando hanno giocatori forti e quando arrivano i risultati". Perché si possono avere anche le più innovative idee tattiche. Poi bisogna svilupparle anche grazie alla tecnica, al dinamismo, alla personalità. La Roma di Cagliari a destra aveva ancora Celik, che più di quanto ha mostrato non può dare. Idem Zalewski. Entrambi medaglietta al valore per la buona volontà. Ma alla Roma serve altro. La Roma a Cagliari è ripartita da Cristante e Pellegrini, che non hanno saltato neanche un minuto di recupero. Si impegnano, sono i romanisti dal corso più lungo della rosa. Ma sono anche quelli che hanno collezionato il maggior numero di sesti posti. Evidentemente pure loro tanto di più non possono dare. Finora si contano tre innesti di livello. Perché Le Fée dà la sensazione di essere totalmente diverso per spessore e presenza di quella fluttuante mezz'aletta che si chiama Aouar. Le Fée è sempre presente, anzi pure troppo, a volte sembra che bisogna frenarlo, per impedire che consumi tutto il carburante del serbatoio. Soulé è tutto ciò che serve alla Roma e Dovbyk come dice il suo allenatore farà un sacco di gol, nonostante a molti sono bastate un'amichevole in Inghilterra e l'assenza del gol all'esordio per avanzare dubbi su un centravanti che si è soltanto laureato capocannoniere dell'ultima Liga spagnola tre mesi fa. Certo, devono arrivargli palloni invitanti, come quello servito da Dybala nel finale. Poteva fare meglio in quell'occasione? Ovviamente, ma se facesse un gol a partita non sarebbe ucraino ma olandese e si chiamerebbe Van Basten.
Dybala. Sempre lui. È partito da Roma con la squadra, è partito dalla panchina per poi entrare in campo la squadra. Quindi l'operazione di cessione sarà ai dettagli, ma non è chiusa. Altrimenti restava a Roma, o restava in panchina, per evitare i calci di Deiola e compagni, che avrebbero potuto compromettere la cessione. Se l'operazione è davvero ai dettagli, ma non ancora registrata, basterebbe un dettaglio non da poco per bloccarla. L'intervento del presidente. Sarebbe il colpo di scena che ogni anno regala. Primo anno Mourinho, secondo anno Dybala, terzo anno Lukaku, quarto anno di nuovo Dybala? Utopia? Probabilmente. Attenzione, non sarebbe una mossa romantica in antitesi col calcio da manager del terzo millennio. Perché Dybala è un valore aggiunto che può portare gloria e persino molti più soldi di quelli che paga la Roma per il suo stipendio. E in barba a chi è pronto a sottolineare che pure con lui la Roma è arrivata sesta, rispondiamo che senza di lui forse sarebbe arrivata nona. Ma siccome non c'è una controprova, ci limitiamo a sottolineare che il problema della Roma, perennemente fuori dal giro che conta, non indossa la maglia numero ventuno, ma va forse cercato fra i suoi compagni di squadra, quelli che arrivavano lontani dalla Champions League già prima di lui, e fra quelli arrivati nell'ultimo triennio e che non si sono dimostrati del tutto all'altezza.
Trattenere in extremis Dybala non sarebbe soltanto una mossa fatta col cuore, avrebbe una logica aziendale. La Roma punta a tornare in Champions League. Dybala è il suo calciatore più forte nonostante rischi sempre di saltare almeno il quaranta percento delle partite stagionali. Dybala accende la luce. Fa strada ai compagni. Se restasse sarebbe un valore riaggiunto per provare scalare coi giusti mezzi l'Everest della zona Champions League. Ecco perché molti sognano che il finale del film non sia scontato come quasi tutti oramai pensano. Ma che in pieno stile americano ci sia il colpo di scena. Anche per non dovere leggere il titolo Mai più 'na Joya. Che un non precisato numero di testate hanno già salvato nelle bozze.
In the box - @augustociardi75