LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Il famoso Empoli, salvato dalla mollezza mentale e fisica della Roma all'ultima di campionato, giustizia la Roma di inizio stagione. Ripensandoci, potevamo aspettarcelo, per una sorta di legge del contrappasso. Ma non ci avremmo comunque creduto. Una delle cause del tonfo sta nel gruppo storico. Ieri è stata varata l'ennesima stagione con i collezionisti di sesti posti in campo dal primo minuto. Ma non c'è giustificazione logica. Perché contro un modestissimo ma volenteroso Empoli non serve il Real Madrid, che domenica ha vinto tre a zero permettendosi il lusso di non pagare dazio alle assenze di Bellingham, Camavinga, Mendi e Alaba, e che ha lasciato in panchina Modric, Endrick e Lunin.
Bastava avere meno spocchia in campo. Empoli-Roma ci aveva lasciato un De Rossi che lanciava moniti ai suoi ragazzi fantastici, sorpresi perché il tecnico prima dello sciogliete le righe chiedeva rigore nell'applicazione durante gli allenamenti. Roma-Empoli ci fa ritrovare un De Rossi costretto a spiegare che manda in campo Shomurodov perché durante gli allenamenti corre più degli altri. Qualcosa non torna. Le scelte si possono criticare, ed è giusto farlo. Se si ricerca una squadra dinamica e si preferiscono Cristante e Pellegrini a Le Fée e Bove, o si sta commettendo un errore oppure Le Fée e Bove stanno messi davvero male. E menomale che è stato messo ai margini Karsdorp, e menomale che non si è dato ascolto a chi avrebbe voluto fare un altro anno di contratto a Spinazzola. Altrimenti la compagnia degli intoccabili poteva essere riproposta al gran completo. Pellegrini e Cristante non devono essere capri espiatori e non si divertono a finire nel mirino della critica. Stanno a Roma da una vita, li conosciamo come le nostre tasche, sono noti pregi e difetti, ripartire sempre da loro ci proietta in una sala cinematografica dove propongono sempre lo stesso film e temiamo che non avremo sorprese nell'assistere alla scena finale.
In determinati momenti, serve un clic se non uno choc. La Roma, in mediana, ma non solo, ha urgente bisogno di nuove gerarchie, di aria diversa da quella respirata nelle ultime stagioni. Serve ricambio nelle squadre che chiudono cicli vincenti, figuriamoci a Trigoria dove in quindici anni si è alzata soltanto una coppa e la seconda è stata scippata. Ricordate quando a febbraio si creava la deleteria aspettativa su De Rossi, facendogli il torto enorme affermando che finalmente questa squadra molto forte da quartieri alti poteva esprimere il suo potenziale perché il vero male era la mancanza di gioco? Bene, era una cazzata. Enorme. Cavalcata da chi aveva il solo intento di vedere il cambio in panchina. Non a caso gli stessi che ora se la prendono con la società per il mercato e per il silenzio della stessa cavalcavano quell'onda mediatica condita da una narrazione epica legata a rivolte, restituzione di anelli e di liberazione. Ma come? Non era una squadra forte? Andate e riprendere il tabellino di Empoli-Roma 2-1. Nove titolari su undici sono gli stessi di ieri sera. Alcuni di questi stanno battendo il record di sesti posti in classifica. Ma ancora una volta nel mirino finisce l'allenatore. Dal pluridecorato a uno degli uomini più amati di sempre, si cerca ancora una volta la via più semplice. Mentre agli intoccabili involontari collezionisti di sesti posti basterà come al solito una giocata, un recupero difensivo teatrale o un super gol contro l'indomabile provinciale, per ricevere una nuova ricarica del credito del consenso popolare. Solo che la provinciale a cui spezzare le reni non potrà essere l'Empoli. Perché, nel frattempo, la Roma per i toscani sta diventando ciò che è il Feyenoord per la Roma stessa. Una manna.
In the box - @augustociardi75