LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Mercato finito, sosta per le Nazionali quasi. Sta per tornare il campionato e per la Roma, dopo il brodino corroborante di Torino, trattasi di riavvio, archiviando la falsa partenza troppo simile a quella della scorsa stagione. Gli ultimi botti di campagna acquisti hanno esaltato anche i tifosi più scettici. Kone, Hermoso e Hummels. Mica male, soprattutto in attesa che ingranino quelli che a metà estate avevano sollevato l'umore di molti. Dovbyk e Soulé su tutti. Si pensa a loro, ci si affida agli ultimi e ai penultimi arrivati, perché l'ambiente ha sempre meno fiducia nello zoccolo duro. Cristante e Pellegrini, Celik e Zalewski (mettiamo un asterisco sul polacco di Tivoli), qualcuno storce il naso pure davanti a Mancini. In pochi si fidano di Shomurodov, nonostante l'unico gol finora lo abbia segnato lui. Ci sono i protagonisti annunciati e quelli sperati. E poi ci sono i soliti sospetti.
Dipendesse dai giudizi espressi sui social, la Roma avrebbe dovuto regalare almeno una mezza dozzina di cartellini. Poi c'è la realtà, e nella realtà Daniele De Rossi dovrà contare pure sugli impopolari. Non c'era bisogno del primo tempo al Parco dei principi di Parigi per abbassare il livello di fiducia nei confronti di Pellegrini. "Visto? Non è buono manco per la Nazionale". Ognuno di noi ha un amico che ha espresso questo pensiero. Per giunta, ha pure subito un infortunio. Non è il momento migliore per il capitano giallorosso. Eppure anche per De Rossi, come per i suoi predecessori, il suo posto da titolare non è quasi mai in dubbio. Ora le gerarchie possono cambiare, c'è molta più concorrenza. Ma nella classifica estiva dei calciatori "meno sopportati", Pellegrini è in testa. Incalzato da Cristante. Un altro che, qualsiasi allenatore sieda sulla panchina della Roma, gioca praticamente sempre. Per lui, mai come ora, ci sarà un ballottaggio sistematico con Paredes. Perché Cristante, che ha giocato molto spesso da mezzala, deve vedersela con Kone, già amato dalla piazza, bisognosa da anni di un centrocampista con le caratteristiche del francese, che ha assaggiato la Nazionale nel match perso contro l'Italia. Pellegrini più Cristante. La vecchia guardia. Provate a inserirli fra i titolari nelle discussioni con i vostri amici. Vi beccherete una bella razione di insulti.
C'è poi Zalewski. "Reo" di avere preso il posto di Dybala alla prima contro il Cagliari, ha esaurito il credito di pazienza dei tifosi che si erano ingolositi nei mesi finali della stagione culminata con la vittoria in Conference League. Due anni di apatia calcistica lo rendono inviso ai più. C'è chi prega in turco affinché nasca e decolli la trattativa di cessione al Galatasaray. Eppure contro Empoli e Juventus non è stato neanche malaccio. Eppure con la Polonia sta crescendo, non soltanto per il gol decisivo segnato su rigore a tempo scaduto. Eppure persino un superman del calcio come Lewandowski, dopo De Rossi, ha speso parole di elogio nei suoi confronti. Niente da fare. La gente non ne vuole sapere. Soprattutto ora che è arrivato Saelemakers, ora che El Shaarawy dovrebbe avere ritrovato smalto dopo le difficoltà di inizio campionato causate da un vecchio infortunio, ora che, per quanto di difficile realizzazione, c'è il fascino di vedere dal primo minuto Dovbyk più Dybala più Soulé. Celik a differenza di Pellegrini, Cristante e Zalewski, sta giocando per assenza temporanea di competitor. E non ha mostrato progressi rispetto al poco delle prime due stagioni. Era il meno peggio quando se la vedeva con Karsdorp e Kristensen, finora ha avuto spazio perché Sangare è ancora un pupo e perché Abdulhamid viene da un altro mondo calcistico. Ma, a proposito di commenti più o meno da bar, vi sarà capitato sicuramente di imbattervi nella frase "piuttosto che Celik faccio giocare l'arabo perché non può essere peggio di lui". Che può essere pure vero. Ma Abdulhamid ha ancora bisogno di tempo per ambientarsi in una realtà, soprattutto tattica, totalmente differente rispetto a ciò che ha vissuto prima del trasferimento.
E poi c'è Shomurodov. Uno degli appunti che si muovono alla Roma riguarda l'assenza di un vice Dovbyk. Anche perché Abraham è partito in extremis. L'uzbeko è autore dell'unico gol in tre partite della squadra. Ma si porta dietro le scorie del primo triennio contrattuale. Sconta senza colpe un prezzo folle pagato per il suo cartellino e l'essere probabilmente "di categoria". In più non è proprio una prima punta. In quanto a voglia e spirito di sacrificio, dopo quella manciata di minuti contro l'Empoli poteva essere nominato capoclasse. Al punto che se Dovbyk non recuperasse per Genova, potrebbe addirittura giocare titolare.
Il brusio attorno a Mancini è molto più leggero. La concorrenza è nutrita e di livello dopo gli ultimi due arrivi, ma Mancini rimane un pilastro della difesa. Stimato da De Rossi come lo stimava Mourinho. I dubbi sulla sua titolarità sono alimentati più che altro dalla possibilità di un turnover vero dopo anni e anni di assenza di antagonisti. Esagerato, quindi, inserirlo nella lista dei romanisti da adottare. Non perché gli altri siano stati rinnegati dal tecnico, è bene precisarlo. Anzi, alcuni dei calciatori citati giocheranno tanto. Ma la domanda nasce spontanea: in questo momento, ci sono tifosi che se la sentono di puntare su uno degli impopolari per un ruolo da protagonista nel film di campionato che sta per riprendere?
In the box - @augustociardi75