LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Tredici anni all'americana. Dal 2011 a oggi la Roma ha creato una serie di sottoinsiemi. Gruppi così nutriti di persone che potrebbero fondare partiti e presentarsi alle elezioni. Abbiamo cercato di descriverli. Di descriverci. Perché, in fondo, siamo tutti schierati. Negarlo non serve. Anche se, leggendo, avremo voglia di urlare che siamo diversi dalla massa perché stiamo solo con la Roma. E chi lo nega? Basterebbe ammettere che, in quanto esseri umani, abbiamo preferenze e pregiudizi.
il Pallottiano.
Ha cucito la lupa sulla bandiera stellestrisce. Ha esultato per ogni plusvalenza di Sabatini. Conosce Boston più della Garbatella, sa raccontarti tutto di Mia Hamm, Sean Barror e Joe D'Amore, ricorda a memoria le gesta di Robert Gombar nella CIA e ai comici nostrani preferisce ancora oggi ridere di gusto e bonariamente per le frasi sbiascicate in italiano dialetticamente massacrato da Italo Zanzi. Guai ad ammettere davanti a lui che vorresti vincere una Coppa Italia. Inizierebbe a parlarti di bilanci ricordando le gesta della Raptor Accelerator, emozionato nel menzionare Mark Pannes. La carbonara è buona? Si vede che non hai mai mangiato il Ricotta Gnocchi con italian sweet sausage da Nebo.
il Friedkiniano.
Nei primi due mesi era multiorgasmico, gli bastava vedere in tribuna autorità padre presidente e figlio vice che indossavano la mascherina anticovid col vecchio stemma per provare sollazzo. Ha fatto nottate sfidando il fuso orario per tifare i film prodotti dal Pres durante le cerimonie di premiazione cinematografiche. Ha cercato di legittimare all'Accademia della Crusca il neologismo portafojata. Ha goduto perché l'attuale proprietà, per farsi benvolere, nei primi mesi faceva l'esatto contrario dell'odiato Pallotta. Ne scrivo al passato perché il friedkiniano si è quasi estinto. Chi rinnega il partito, detesta oggi Friedkin quasi quanto i pallottiani. Quasi.
Il Sabatiniano.
Ha creato una nuova religione. Il culto del dirigente. Nessuno prima dei sabatiniani. Nelle serate particolarmente malinconiche, il sabatiniano infila la VHS nel videoregistratore (perché è più vintage e romantico) per rivedere le conferenze stampa del direttore, piangendo quando descrive Totti come il sole che batte sui tetti di Roma. Va in erezione ripensando ai due orologi da polso per controllare più fusi orari, ha goduto più per la plusvalenza per Marquinhos che per il gol in rovesciata di Pruzzo del pareggio due a due in casa della Juventus nell'83-84.
Il Mourinhano.
Potrei descrivere me stesso, ma ho potuto constatare che ci sono persino versioni più estreme. Possiamo confessare di avere cercato logiche anche nelle frasi apparentemente più illogiche, pure nei post match meno credibili. Siamo figli di un pregiudizio positivo perché in fondo vorremmo essere suoi figli. Poi però ci sono pure le esagerazioni di chi è andato oltre. Perché, come accade per i fanatici degli allenatori, c'è pure chi non ha mai riconosciuto mezzo errore del portoghese. Con lui anche in B, in C, a fare il derby col Trastevere in Serie D. Lui prima di moglie e figli.
Il Finto mourinhano.
Tra i mourinhani, si sono infiltrati per circa due anni anche coloro che dopo l'esonero hanno tolto la maschera. Lo odiavano ma fingevano amore perché era più conveniente. I succhi gastrici accumulati a causa dalla loro messa in scena sono fuoriusciti come quando viene giù una diga. Sono passati con nonchalance da scrivere libri e articoli adulanti a lanciare strali di fuoco e veleno. Sperando nella memoria corta della gente. Sono i più sgamati.
L'Antimourinhano.
Apprezzabile quantomeno per coerenza chi si è dichiarato subito. Gli antimourinhani sono inguaribili. Perché l'antimourinhanismo è una sorta di ossessione. Si riconoscono facilmente perché sono gli unici che ne continuano a parlare. Cercando il più delle volte, sui social, di provocare, con stupidi richiami, chi ha voluto bene al portoghese. Non c'è cura. Sono destinati a vivere con il Gaviscon in saccoccia.
Il Pellegriniano.
Se state esultando allo stadio o in casa per un gol del capitano, e qualcuno vi strattona o vi chiama al telefono, tranquilli. È un pellegriniano che vi intima di non salire sul carro del numero sette. Anche se è reduce da un bimestre di brutte partite.
L'Antipellegriniano.
No. Nell'appartamento accanto al vostro non si è trasferito un energumeno di Anversa. Giovedì scorso a urlare come un forsennato è stato un antipellegriniano, perché l'arbitro di Italia-Belgio lo aveva appena espulso dopo consultazione al VAR.
In the box - @augustociardi75