LR24 (AUGUSTO CIARDI) – Gasperiniani, massariani, sensiani, pallottiani, tottiani, mourinhani, zemaniani, baldissoniani, sabatiniani, derossiani, dybaliani, pellegriniani, e via dicendo. Ci piace distinguerci e dividerci per categorie che finiscono in ani. Il palio di Roma. Chiacchiere inutili, spin-off che fanno perdere di vista la serie originale, la Roma. Quattro mesi di campionato passati a chiederci se valga la pena rinnovare il contratto di Dybala, se sia giusto metterlo come falso nove al posto di Ferguson, manco stessimo litigando su chi deve portare ai Mondiali Cesare Maldini fra Baggio e Totti. Dimenticando che se si fossero seguite le indicazioni dell'allenatore, oggi nella Roma miracolosamente quarta non ci sarebbero né Ferguson, né Dovbyk, né Pellegrini, né Baldanzi, mentre Dybala sarebbe il secondo cambio e il fragile Bailey forse il terzo ricambio.
Guerre di quartiere, in palio forse c'è qualche copia venduta in più o una miserrima percentuale di dati di ascolto. Argomenti che ci gonfiano l'ego come una mongolfiera perché, narcisi fino al midollo, pensiamo che ci siano folle affamate che vogliono saziarsi con le nostre intemerate. Gasperini ieri ha parlato chiaro. Non odia e non umilia Ferguson quando lo scansa per parlare di Dybala. Gasperini lavora, non chiacchiera. Non legge giornali, non bazzica i social, non ascolta radio. La sua è una cultura contadina pedemontana. Si lavora sodo finché c'è luce solare, poi ci si rilassa davanti a un buon piatto locale, ci si concede un bicchiere, ma col pensiero già volto all'alba successiva. Non va ad ammiccare nei salotti televisivi dei pre partita, non cerca sponde giornalistiche per impietosire o per spostare l'ago delle bilancia delle penne e delle critiche. Quanto dice ai microfoni, per eleganza, è soltanto la metà della metà della metà di quanto fa intendere negli uffici dirigenziali. Mentre noi poveri stolti facciamo sondaggi su è meglio Ferguson o Dybala o Dovbyk o Baldanzino, e ci illudiamo se l'irlandese fa un tiro a partita regolarmente respinto dal portiere (come ci siamo ridotti…) lui fa esperimenti affinché la Roma renda ancora più di quanto lui sia riuscito a ottenere. Perché da allenatore figlio delle gavetta e non delle raccomandazioni o della stampa amica, sa che se sbagli cinque partite consecutive in Italia ti fottono.
Prima i calciatori, poi i dirigenti che ti vendono alla stampa malleabile, infine i presidenti che a malapena sanno che lavoro fai. Contro il Genoa de Diddiere mejo Ferguson, Baldanzi o Dybala? Facciamo pure l'ennesimo sondaggio, inutile, natalizio, magari mettendo in palio premi e cotillon. Per fortuna lui pensa alle cose pratiche. Con la speranza che a Trigoria dopo anni di campagne acquisti figlie di capricci, di sinergie con procuratori e padri-procuratori, ed errori dei direttori sportivi, nel duemilaventisei si seguano alla lettera le indicazioni dell'allenatore. Altrimenti, tanto vale richiamare Santo Claudio da Testaccio, così ricominciamo il giro, respirando aria fritta e preparandoci ai sondaggi tipici delle primavere romane: meglio Italiano, Terzic, De Zerbi o il ritorno di De Rossi con Totti presidente e Nainggolan erede di Italo Zanzi? La Roma quest'anno deve farsi un regalo. Affidarsi, per la cosa sportiva, a Gian Piero Gasperini. Punto e basta.
In the box - @augustociardi75




