Il mal di trasferta è guarito, anche se è meglio non alzare la voce. Perché la Roma di De Rossi che ieri ha battuto la Salernitana è tutt'altro che guarita. I giallorossi nel primo tempo hanno rischiato spesso di andare sotto mantenendo solo un possesso palla sterile e ringraziando che di fronte c'era Simy e non un Zapata qualsiasi.
Il nuovo tecnico romanista ha optato ancora per il modulo a 4 riscontrando difficoltà sulle fasce e un primo tempo di apatia da parte di Dybala. Nella ripresa arriva l'episodio fortunato: colpo di testa di Cristante e mani evidente di Pierozzi. Dal dischetto va proprio la Joya, che si sblocca anche mentalmente. L'ex juventino, infatti, si prende in spalle la squadra e la conduce anche al raddoppio: tacco alla Totti per Karsdorp, cross preciso per Pellegrini e Arechi ammutolito. Così come col Verona, però, la concentrazione si abbassa. E all'ennesimo cross in mezzo la dormita di Kristensen ha spianato la strada a Kastanos. Il finale è stato di sofferenza con De Rossi che ha finito per difendere con un assetto a 5 dietro. Daniele è contento a metà: «Se facciamo possesso senza tirare perderemo tante partite. Bisogna capire quando infilarsi come avvoltoi, se lo facciamo siamo una squadra forte. Ma non basta fare il giro palla se poi non si capiscono i momenti. Bisogna poi vincere i duelli e capire quando si può tentare la giocata, se non ci riescono è colpa mia. Dovrò riuscire a farmi capire di più e dovremmo studiare meglio gli spazi dietro col nuovo modulo. Pellegrini? Ho sentito tante cose in questi anni, non mi sono mai impicciato. Lui è il degno capitano di questo gruppo, un professionista esemplare». Chiusura con Bove: «Partita dura, le loro ripartenze ci hanno spaventato. Nel secondo tempo l'abbiamo rimessa su un buon binario e abbiamo vinto da grande squadra».