
C'è un centravanti su cui la Roma, un'estate fa, aveva investito tanto, una quarantina di milioni. Ci aveva creduto, era orgogliosa di aver ingaggiato il pichichi della Liga: Artem Dovbyk, ucraino, ventotto anni compiuti lo scorso giugno. Un ragazzo serio, riservato, una specie di professionista del gol. Ha gli occhi tristi, la guerra in Ucraina dentro il cuore, ma in area avversaria, si andava dicendo, è cattivo. Risultato: diciassette reti nella scorsa stagione (tra campionato e coppe), quasi sempre decisive. Ma non andavano bene. Pochi, per qual-uno. Un anno dopo arriva un altro centravanti, Evan Ferguson, irlandese, ventuno anni a ottobre. Un ragazzo prodigio, veniva considerato un predestinato, tanto da ritrovarsi addosso l'etichetta di mister cento milioni. (...) Oggi, Ferguson sembra Dovbyk nel numero di gol segnati: zero. Lo scorso anno, Artem si era sbloccato alla quarta giornata, a
Genova, nell'ultima di Daniele De Rossi e poi ha bissato alla prima in Europa League, all'Olimpi co contro l'Athletic Bilbao. (...). Stasera Artem si candida per la prima da titolare, per tornare alle origini e per dimenticare un'estate sempre sul piede di partenza: è saltato solo nell'ultimo giorno di mercato lo scambio con Gimenez del Milan, e pure lui è ancora a secco di gol. E avrà la chance di conquistare Gasperini, che fin ora lo ha sempre (tranne col Toro) fatto entrare dalla panchina. A Nizza per ricominciare, visto che l'ultimo squillo risale alla sfida contro la Fiorentina il 4 maggio scorso (1-0, decisivo anche in quell'occasione) e l'ultima in Europa, a Bilbao, non è rimasta impressa ai più come una delle sue migliori prestazioni (la Roma in dieci, lui ha faticato tantissimo). (...)
(Il Messaggero)