In sessantamila hanno aspettato fino all'ultimo passo di quella lunga camminata - dalla panchina al centro del campo e poi indietro verso la Montemario, scendendo i gradini che conducono negli spogliatoi - per uscire dall'Olimpico almeno con un briciolo di speranza. È come se Manu Koné, sotto lo sguardo vigile e apprensivo dei suoi tifosi, a fine partita avesse completato una sorta di personalissimo giro di ricognizione per misurare il dolore alla cavità destra. Gli esami di oggi chiariranno se si tratta di una distorsione o se il pestone rifilato da Diao, un colpo che lo ha costretto all'ambio al minuto 27 della sfida contro il Midtjylland, avrà causato soltanto una semplice contusione. Nel primo caso la suddetta speranza di vederlo in campo dopodomani contro il Napoli di Conte somiglierebbe a un miracolo. Nel secondo, è più plausibile che stringendo i denti e facendo sciare l'articolazione il dolore possa lentamente scomparire. Non manca molto al big match che nei sogni più reconditi del popolo giallorosso profuma già di scontro diretto scudetto. Ma Koné è un osso duro. (...) Ieri sera ha sorriso ai tifosi che ha incrociato lungo il percorso dallo stadio alla sua automobile. «Sto bene, sto bene», continuava a ripetere, «faccio gli esami domani mattina e vediamo» (...)
(corsport)




