Ci mancava la febbre, a rallentare Paulo Dybala. Non c'è pace, non c'è soluzione (di continuità) ai contrattempi. E sì che la soluzione dovrebbe essere lui. Ma la verità è che la Roma è già oltre il suo giocatore più riconosciuto. In teoria il leader tecnico, qualità, esperienza e curriculum. Nella pratica, non c'è mai stata una Roma — da quando la Joya è in giallorosso — con così poco Dybala come ingrediente. Lo raccontano i numeri del campionato: solo 479 minuti giocati, almeno altri 411 (senza contare quelli trascorsi in panchina per cautele) fuori per infortunio. Per intendersi: non era mai accaduto da quando è in Serie A, considerando pure gli anni da giovanissimo al Palermo. Dopo 13 giornate di campionato, è il dato più basso in relazione agli infortuni. (...) Con Midtjylland prima e con il Napoli poi Dybala è parso lontano dalla sua forma migliore. E questa cosa lo condiziona. Condiziona lui, condiziona anche chi come Gasperini deve fare delle scelte di formazione. Dybala fatica a calciare in porta. Contro i danesi ha evitato anche i calci piazzati, persino gli angoli: sarebbero la sua specialità, è probabile che la Joya non si senta libero nell'andare al tiro. (...) Poi c'è l'altra chiave di lettura, quella meno positiva. E che racconta di una continua navigazione a vista, come più o meno è sempre stato con tutti gli allenatori che l'argentino ha avuto a Roma. Inutile, in questo contesto, ragionare di futuro. Non è un argomento sul tavolo. Non lo è per la Roma, che affronterà la questione più avanti, verso il termine della stagione. Dybala è in scadenza di contratto, ma pensare al rinnovo ora è fuori dalla logica delle cose, specialmente per un club che deve fare i conti con il fair play finanziario. (...)
(corsera)




