Post Match - Passo dopo passo

07/05/2024 alle 13:11.
pmjuv

LAROMA24.IT (MIRKO BUSSI) - Le storie migliori nel calcio sono state scritte da squadre che, nella loro espressione collettiva, potevano rimarcare e dunque esaltare i propri tratti genetici, determinati dalle caratteristiche dominanti dei giocatori o almeno dei principali. Così la Roma ha rovesciato la propria traiettoria da gennaio, perché De Rossi, semplicemente, l'ha avvicinata al proprio habitat.

Che in una squadra al cui centro battono Paredes, Pellegrini e Dybala è, inevitabilmente, col pallone tra i piedi. Questione di gusto, dell'allenatore, ma ancor prima di necessità, perché ogni preferenza, poi, dovrà passare attraverso le teste, i piedi e le anime degli unici protagonisti diretti. E se il primo gol con De Rossi in panchina fu ingannevole, con la transizione veloce di El Shaarawy fino all'assist per Lukaku contro il Verona, progressivamente la Roma ha mostrato la necessità, e la capacità, di cotture più lente ed elaborate. Un aspetto ancor più evidente domenica, quando la tendenza ad abbassarsi della Juventus obbligava ad attacchi più pazienti. Delle 4 principali occasioni create "in gioco", dunque escludendo quelle scaturite da palle inattive, 3 seguono sequenze di oltre 10 passaggi.

Il colpo di testa di Kristensen all'11' che pizzica la traversa di Szczesny, ad esempio, mette il punto a una serie di 18 passaggi consecutivi che introducono a sufficienza il tema. Dal recupero di Dybala, a circa 40 metri dalla porta avversaria, la Roma riannoda le fila del proprio discorso all'indietro.

Qui, dopo un tentativo di verticalizzazione di Pellegrini su Baldanzi, fa ondulare un paio di volte il blocco basso della Juventus spostandosi da un lato all'altro del campo. Lo sfogo definitivo arriva dopo una lunga serie di passaggi brevi che portano Angelino al cross da sinistra in un'area che a quel punto la Roma ha riempito con ben 6 giocatori. Sull'estremo arriverà Kristensen, libero da marcatura per l'inserimento di Cristante, che di testa batterà il primo colpo romanista sulla partita.

 

Ne serviranno 13 di passaggi, invece, per liberare Cristante al tiro e scaturire la respinta che sarà poi corretta da Lukaku nell'1-0. Il recupero del pallone stavolta è in zona ancora più offensiva, a meno di 30 metri dalla porta di Szczesny, ma anche in questa occasione la Roma sceglie di riordinarsi lasciando alla Juventus la possibilità di risedersi sotto il pallone. La prima scarica di passaggi servirà a provocare le uscite bianconere comunque poco inclini a scomodarsi per riconquistare il pallone. Nell'immagine si notano i componimenti basilari di un attacco posizionale, con la massima ampiezza occupata dai terzini e la disposizione di giocatori tra le linee che possano detonare la struttura avversaria.

Si girerà nuovamente al lato del blocco 5+4 di Allegri per raggiungere Kristensen e da lì svilupparsi ancora in ampiezza sul movimento in profondità di Baldanzi prima del "cut back", quel passaggio basso all'indietro da fondo campo particolarmente redditizio, che prepara il tiro di Cristante fino alla ribattuta decisiva di Lukaku.

 

Anche nell'occasione di Pellegrini del secondo tempo il conteggio dei passaggi accumulati arriverà a 13. Stavolta si parte direttamente da Svilar con una costruzione che mostra una delle ricerche principali della Roma di domenica: lo smarcamento nelle prime ampiezze di Paredes o Cristante per spingere ancora più su Angelino o Kristensen e fissare così la Juventus in basso.

Non sarà necessario allo sviluppo visto il passaggio di Paredes che pesca rapidamente Pellegrini smarcatosi tra le linee avversarie. Il controllo difettoso del centrocampista e ancor di più l'assenza di vantaggiosi sfoghi in profondità porta la Roma a consolidare il possesso nella metà campo avversaria con la Juventus che finisce nuovamente ammassata sotto la linea del pallone. Qui un'altra serie di passaggi stavolta chiama a partecipare Cristante, nuovamente posizionato in ampiezza, per accedere agli ultimi metri bianconeri con un passaggio su Baldanzi smarcatosi sullo spigolo dell'area. Un altro guizzo dell'ex Empoli rovescerà la Juventus definitivamente in area, dove ora sono 5 i romanisti pronti a raccogliere il 13° e definitivo passaggio.

L'eccezione, di domenica come in generale, è invece nell'ultima puntata romanista, quella finita sui piedi di Abraham. Ad originarla è un recupero offensivo di Bove e in due passaggi, dal centrocampista 2002 ad Azmoun per poi raggiungere l'inglese in profondità, la Roma è alle porte di Szczesny. Una transizione breve che la Roma, per conformazione genetica dei propri giocatori, fatica a produrre con costanza. E questo, inevitabilmente, ne diminuisce la pericolosità perché ne limita la varietà di attacchi.

Tant'è che la Roma ha scalato posizioni nella classifica stilata da Opta sugli attacchi "build up", in costruzione dunque, salendo al 4° posto e ad una sola distanza dal Milan terzo. Ma è quintultima per attacchi diretti, quelli che portano più rapidamente ad accedere all'area avversaria. Inter e Milan, i migliori attacchi della Serie A, sono rispettivamente prima e terza negli attacchi di costruzione ma guidano anche quella dedicata agli assalti più diretti, dove risultano prima e seconda. Perché l'imprevedibilità resta l'elemento più difficile da difendere.

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