Nuovo episodio sul fronte mediatico legato allo stadio della Roma a Pietralata. A parlare è Sergio Santoro, presidente onorario del Consiglio di Stato e legale che assiste i comitati contrari al progetto, sollevando un importante ostacolo di natura ambientale. Intervenuto ai microfoni di Radio Roma Sound, Santoro ha spiegato le ragioni dell'opposizione, legate alla presenza di un'area boscata, e ha proposto soluzioni alternative che includono il recupero del Flaminio e la ristrutturazione dell'Olimpico.
Su quali basi si fonda la vostra opposizione al progetto di Pietralata?
“Noi abbiamo chiesto che fosse accertata e comunque provata documentalmente l’esistenza di un’area boscata, perché ovviamente per una norma europea i boschi non si possono buttare giù. Gli alberi hanno un valore estremamente rilevante nella salute dei cittadini perché assorbono la CO2, rilasciano l’ossigeno e sono a tutela del clima. Non è che ci opponiamo allo stadio della Roma, io sono laziale, però me ne dimentico ritenendo che uno stadio vada realizzato”.
Quali sono le soluzioni alternative?
“Il recupero dell’esistente. C’è uno stadio Flaminio che attualmente è abbandonato, fatiscente, nelle mani a volte degli immigrati che ci vanno a dormire abusivamente eccetera. Ecco, recuperare il Flaminio è fondamentale con tutti gli spazi intorno, resistendo alle opposizioni che fanno i condomini limitrofi. Poi è necessario rifare lo stadio Olimpico che si adatta poco al calcio. Bisogna seguire un po’ il modello milanese che vede delle tribune semi verticali che favoriscono al massimo la visione dello spettacolo calcistico, cosa che all’Olimpico purtroppo è negata”.
Rimanendo su Pietralata, quali sono i prossimi passi visto che è stata riscontrata l’esistenza di un’area boscata?
“Attendere la pronuncia dei giudici sulla rilevanza di questa area boscata e sul progetto: è impeditiva o meno per la realizzazione di quel progetto? L’area è boscata, è risultato dagli atti come tale. Se è impeditiva bisogna trovare una soluzione alternativa, abbattere gli alberi è l’ultima delle opzioni che mi prefiggo. Il clima cambia per questo motivo perché si buttano giù gli alberi, come in Amazzonia e anche nel Lazio. E laddove ci sono foreste e vegetazioni intatte, le precipitazioni sono normali, sono accettabili, non sono quelle che sfondano gli argini”.




